Gianluca Villano – Newsletter 7.1 Luglio 2020
Ciao, eccoci insieme per questo ricchissimo appuntamento
mensile. Inizialmente conto di pubblicare un articolo al mese ma vedrò poi con
il tempo se sarà necessario integrare le varie informazioni.
Ti ringrazio per l’interesse dimostrato e ti
auguro una buona lettura.
Indice:
1- Impressioni di lettura: Il guardiano degli
innocenti, primo romanzo della saga di Andrzej Sapkowski
2- Prima parte della rubrica: Come ho creato il Mondo di
Arbor
3- Idee per le vacanze
4- OMAGGIO SPOILER – stralcio del primo capitolo del quarto
romanzo della Saga della Corona delle Rose
Impressioni di lettura: Il guardiano degli
innocenti, primo romanzo della saga di Andrzej Sapkowski
La prima edizione italiana del romanzo uscì
nel 2010 e ricordo molto bene di averne sfogliato le pagine in libreria ma di
non averne acquistato il libro. Non mi colpì particolarmente né la copertina,
né la trama. Credo di essere un lettore davvero atipico perché mi faccio
coinvolgere sempre dalle stesse storie, con l’eroe inconsapevole,
l’affascinante avventuriera che si innamora del protagonista e luoghi
meravigliosi da scoprire. Non per altro la Saga della Corona delle Rose è ricca
di questi temi.
Della saga di Geralt di Rivia non mi convinse
neanche il nome dell’autore, il che fu una grave leggerezza e un giudizio
davvero superficiale, lo ammetto. Non era discriminazione ma all’epoca
associavo il fantasy unicamente ad autori come Terry Brooks o Margareth Weis
& Tracy Hickman.
Poi uscì il gioco per la Playstation4
intitolato The Witcher 3, che acquistai principalmente perché appassionato di
Giochi di Ruolo fantasy e di videogames “open world” ma il personaggio non
catturò molto la mia attenzione, né il suo ruolo mi convinse ad appassionarmi
alle sue storie, quindi il gioco restò a lungo nel dimenticatoio.
A questo punto Netflix realizza una serie,
tutti ne parlano, così ho ripreso a giocare al videogame, animato da una
maggiore curiosità e alla fine, dopo aver visto tutti gli episodi della serie,
ho comprato anche l’ultima edizione cartacea, realizzata dalla Casa Editrice
Nord.
Ecco di seguito le mie impressioni:
Il linguaggio è scorrevole, alcune
descrizioni sono davvero pregevoli. Ho molto apprezzato la ricercatezza dei
termini specifici di quello che potrebbe essere un ipotetico medioevo
fantastico e lo stile, semplice e coinvolgente, mi ha permesso di leggere le
370 pagine del libro in poco meno di una settimana. Il che, per me, è davvero
straordinario perché non ho molto tempo da dedicare alla lettura.
Principalmente ne approfitto sul treno quando vado a lavoro oppure la sera dopo
cena, in veranda. Dovete tener conto che riservo parecchio tempo libero anche
alla scrittura della Saga di Logren, al lavoro, a mia moglie e ai miei due
splendidi figli. Tornando al libro, ciò che mi frenò inizialmente all’acquisto
fu il credere, erroneamente, che l’opera fosse figlia del fenomeno “Il Trono di
Spade”, che non ho mai adorato particolarmente.
Avete fatto caso che l’autore ha inserito
numerosi riferimenti a favole classiche nel contesto della sua storia? Come fossero
un background di leggende.
In ultima analisi non so se comprerò anche
gli altri romanzi della Saga, ho come l’impressione che la trama ruoti quasi
sempre su contenuti simili. Per questo chiedo a voi, che magari li avete già
letti, se la storia evolve, oppure mantiene costantemente la struttura a episodi.
Prima parte della rubrica: Come ho creato il Mondo di
Arbor
Versione Giochi di Ruolo
Versione Romanzi
Creare un mondo da zero non è assolutamente
una cosa semplice. Come potete vedere dalle immagini, che rappresentano già una
vera chicca per gli appassionati della Saga, la prima versione è quella creata
per le mie campagne di gioco di ruolo fantasy mentre la seconda, che vedete
intera per la prima volta (nelle pubblicazioni è sempre tagliata), è la
versione finale. Vediamo ora come ci sono arrivato: sono partito dalla
geografia, innanzitutto ho stabilito le dimensioni del continente, basandomi
sulle distanze che un eroe avrebbe dovuto percorrere per compiere un ipotetico
viaggio, poi ho cominciato a riempire lo spazio vuoto.
Prima le montagne, cercando di capire come
potevano essersi formate, senza che spuntassero all’improvviso come i funghi,
poi i fiumi, i laghi e per ultime le foreste e le pianure. Ho posto il regno del
male a nord, quasi spontaneamente, come se vi fosse una regola stabilita che
prefigura la sfida come un sentiero da dover fare in salita. Per diversi anni
ho usato la prima versione poi, dovendo pubblicare il primo romanzo della Saga
di Logren e avendo contattato un disegnatore professionista per realizzare la
cover (Andrea Tentori Montalto), ho pensato di dover ritoccare e migliorare
anche la mappa di Arbor.
Ci ha pensato mia moglie, che si è laureata
alle Belle Arti di Roma ed è dotata sicuramente di un colpo d’occhio migliore
del mio, oltre che maggiormente ferrata in coerenza geografica. Nella prima
versione della mappa c’erano, infatti, dei fiumi che non risultava ben chiaro
da dove partissero o cosa li alimentasse.
Nella seconda versione ho inserito anche
degli elementi visivi più caratterizzanti, come la frattura sopra le paludi
(togliendo le montagne), il pozzo oltre la Dorsale a nord e la super cascata
proprio sulla catena montuosa principale.
Ad ogni modo, una
volta pronto il contesto si può passare all’operazione successiva, cosa di cui
parlerò la prossima volta.
Idee per le vacanze
Negli ultimi anni, io e mia moglie abbiamo
sempre optato per il mare per le nostre vacanze estive, in particolare la costa
adriatica ma quest’anno, per colpa della situazione che si è venuta a creare,
abbiamo pensato di restare a casa. Tanto più che, da buon Hobbit, ho preparato
un orto davvero grande: basilico, fagiolini, melanzane, peperoni, meloni
retati, zucchine, pomodori e zucche.
Nei prossimi fine settimana contiamo comunque
di visitare luoghi di vacanza vicini e tra di essi vi consiglio un paio delle
nostre mete programmate:
- Scanno
(Abruzzo) / Chiesa di Santa Maria Annunziata o Madonna del Lago
-
Terme di Cretone acque termali (Lazio)
OMAGGIO SPOILER – stralcio del primo capitolo del quarto
romanzo della Saga della Corona delle Rose (testo in fase di bozza)
Prologo…
Un ammasso oscuro, compatto e impenetrabile
come l’olio denso di una lanterna, dilagò nella cavità vertiginosa della
montagna, attraverso uno squarcio dai contorni frastagliati di un’apertura
mastodontica.
Nel momento in cui l’entità sfiorò il suolo
coperto dalla bruma grigia, da questa si sollevarono arti lunghi e
sproporzionati, con dita affusolate munite di artigli, che tentarono prima di
avvinghiarla e non riuscendoci, provarono poi a sferzarla, ma anche così non
riuscirono a immobilizzarla.
Ad ogni attacco la misteriosa manifestazione
si divise in una moltitudine di tentacoli, riuscendo a vanificare i tentativi
di contatto. Vorticando come una tormenta puntò velocemente verso la volta,
spingendosi poi verso un costone di roccia, alla cui base si apriva una cavità
immersa nell’oscurità, un portale colossale delimitato da massicci blocchi di
pietra grigia con un architrave sporgente.
Tutto intorno s’intravedevano anche altre
costruzioni ma erano avvolte dal silenzio di un abbandono segnato dal tempo,
con anfratti oppressi da un buio fitto.
Con il groviglio di appendici affusolate alle
calcagna, il corpo misterioso puntò dritto verso una luminescenza d’un azzurro
vivo che s’intravedeva sul fondo del passaggio. Avanzò, acquistando una
parvenza umana e si avvicinò il più possibile al luogo da cui proveniva la
luce.
Prima di sbucare nel nuovo ambiente si fermò
e si volse.
Degli arti privi di un corpo, che avevano
provato a lacerarlo, non v’era più traccia e allora sublimò in una forma più
definita, quella di un umanoide corpulento: un Nirb!
Era Carvahèl, il Negromante, il Signore della
Cittadella di Nhea!
Mantenne ancora qualche istante lo sguardo
infastidito nella direzione da cui era passato, esalò un respiro che si
condensò in una nube violacea nell’aria gelida e pose la sua attenzione, velata
da un cupo timore, nella direzione che aveva intrapreso. Vestiva una vecchia
tunica nera e anonima, non portava armi al fianco e anzi si teneva la vita con
una mano, come se tentasse di alleviare un dolore lancinante.
Intorno a lui si delineava un passaggio dalle
pareti percorse da solchi e formazioni tondeggianti levigate, dalla natura
totalmente sconosciuta: il materiale di cui erano composte non era pietra ma
qualcosa di simile all’argilla.
Azzardò un passo claudicante e non riuscì a
celare una smorfia di sofferenza; sul volto barbaro si aprirono delle
lacerazioni da cui scintillò un bagliore argenteo.
Vacillò e dovette tenersi con l’altra mano
alla parete, trascinando le gambe possenti come se non riuscisse a sollevarle
dal suolo.
Nel momento in cui il Nirb oltrepassò la
soglia del nuovo ambiente Logren udì una voce che lo fece rabbrividire.
«Lui è qui!» esclamò, con un tono saturo di
odio.
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