venerdì 21 maggio 2021

Twister - una tenera complicità

 


Il film, diretto da Jan De Bont e prodotto da Steven Spielberg è del 1996.

A parte la spettacolarità, ciò che mi ha più coinvolto di questo film è la storia d’amore tra i due protagonisti. Adoro gli sguardi di lei, le sue espressioni, i suoi atteggiamenti, che sono tutti per il suo uomo, che crede di aver perso per sempre. E amo il suo carattere forte, d’azione. Elementi, questi, che ho ripreso per dare vita al personaggio di Nahily nella Saga della Corona delle Rose.

 

Ora Logren poteva ammirare meglio Nahily, dato che non indossava nessun travestimento, oltre alla pelle del colore delle felci delicate dei sottoboschi più rigogliosi e fu colpito dai numerosi tatuaggi di rose che dalle caviglie le risalivano fin sulle cosce.

Nahily non era bella come Nhea eppure se ne sentiva rapito; pensò a Eberryn e avvertì un peso sullo stomaco. (estratto da La Stirpe dei Divoratori)

 

Altro aspetto di questo film che ho interiorizzato nella struttura del mio stile letterario è la complicità d’intenti dei due innamorati, che affrontano insieme una sfida al limite dell’impossibile, completandosi seppur profondamente diversi.


 

Logren rimase immobile, incapace di reagire, completamente disarmato dalla decisione della Debenlore, che invece sembrava davvero convinta e ansiosa di gettarsi in acqua.

«Non vergognarti, spogliati» lo invitò, sfilandosi la veste bianca e gli stivali. «Quando ci ricapiterà un’occasione simile?».

E invece lui si sentiva più che a disagio: Nahily era completamente nuda e non poté fare a meno di staccarle gli occhi di dosso; scoprì anche che aveva tatuaggi floreali che dalla schiena arrivavano sopra al ventre e fin sotto i seni.

«Vieni, avvicinati» lo invitò, inaspettatamente e lui esitò.

«Va bene, ma posso farlo da solo».

Lei sorrise e lo raggiunse. «Voltati». (estratto da La Cripta delle Anime esiliate)

 

martedì 27 aprile 2021

Prefazione IL PRINCIPE DEI CADUTI di Gianluca Villano

 



Ma quando aveva dovuto uccidere e torturare, senza provare né gloria né onore, il suo ardimento aveva lasciato il posto al disgusto. Un conto sarebbe stato affrontare spavaldi e arroganti Cavalieri di Smeraldo, così altezzosi e tronfi da giustificare ogni tipo di accanimento nel devastarli, un altro era compiacersi delle grida e dei pianti di chi non poteva difendersi.

 

Già in poche righe, Il principe dei caduti si presenta in tutta la sua complessità e profonda umanità, lasciandoci pregustare un’opera intelligente e godibile. La storia rispecchia i canoni dell’epic fantasy, ma per comprendere meglio perché possiamo fare un passo indietro e addentrarci nelle caratteristiche del genere.

La letteratura fantasy ha avuto una storia travagliata ma è ormai riuscita a imporsi come genere letterario maggiore continuando ad affascinare i lettori di ogni età. Considerati i successi degli ultimi anni, è stata sempre più studiata e analizzata tanto che i critici l’hanno divisa in una moltitudine di sottogeneri. Le potenzialità del fantasy sono infinite ed è per questo che la varietà delle sue forme lo rende il genere letterario più difficile da inquadrare.

Nella sua introduzione alla letteratura fantastica, Tzvetan Todorov ha definito il fantastico come la scelta che il lettore compie fra la spiegazione naturale e sovrannaturale di un fatto insolito. E partendo da questa definizione, potremmo chiederci: perché scegliere proprio questo genere letterario e non un altro nella scrittura di un romanzo? La risposta è semplice e non riguarda l’aspetto puramente ludico e di intrattenimento, ma il grande potenziale di questa letteratura. Come ha evidenziato Todorov, il fantastico ha una funzione sociale poiché consente un valicamento di certi confini inaccessibili, e una funzione letteraria che si divide in pragmatica, semantica e sintattica. Le due funzioni si fondono in un unico scopo: suscitare una reazione, comunicare oltre il normale modo di comunicare.

Da questa definizione sono state riproposte diverse riformulazioni teoriche in cui l’elemento soprannaturale che contraddistingue il genere apre una fessura nel sistema epistemologico del mondo, accogliendo tutti gli eventi insoliti e sconosciuti che hanno luogo. Nel suo arco narrativo, la letteratura fantasy ha usato, soprattutto nell’antichità, il suo lato immaginario per discutere di temi filosofici, sottolineare problemi sociali o affrontare questioni attuali come la guerra, le religioni o il nazionalismo.

Il padre della moderna letteratura fantasy è considerato George MacDonald, che con i suoi romanzi e saggi ha avuto una grande influenza su autori come J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis. Molti celebri autori hanno sviluppato la tematica senza mai approfondirla, come per esempio Edgar Allan Poe e Oscar Wilde, con ripercussioni su H.P. Lovecraft e altri scrittori di dark fantasy.

Nato quindi come forma di letteratura di genere nella cultura anglofona, il fantasy si è espanso rapidamente a vari filoni della narrativa includendo poi anche altri media, come la radio, la musica, la televisione, il cinema, i fumetti e i videogiochi.

Per quel che riguarda l’Italia, fino alla seconda metà del Novecento, la letteratura fantastica ha avuto poca ricettività rimanendo un genere minoritario. Il cambiamento è avvenuto solo a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, con l’intervento di Fruttero e Lucentini e i periodici stampati da Mondadori e La Tribuna. Secondo molti critici, in Italia c’è ancora un forte pregiudizio nei confronti del fantasy, ma i recenti successi stanno invertendo la tendenza. Basti pensare all’accoglienza data a Il Signore degli Anelli o Harry Potter, o al successo di autori italiani moderni, come Licia Troisi, Francesco Dimitri e Vanni Santoni.

Ad accomunare queste opere ci sono alcuni elementi portanti: la grande capacità visiva e immaginaria, la capacità della scrittura e la forza dirompente dei personaggi.

    E queste qualità le ritroviamo tutte ne Il principe dei caduti, che fa da apripista alla Saga della Corona delle Rose e che ci dimostra che il fantasy dei giorni nostri è un genere di immenso valore, in grado di tenerci incollati alle sue pagine fino alla fine.