Il film, diretto da Jan De Bont e prodotto da Steven Spielberg è del 1996.
A parte la
spettacolarità, ciò che mi ha più coinvolto di questo film è la storia d’amore
tra i due protagonisti. Adoro gli sguardi di lei, le sue espressioni, i suoi
atteggiamenti, che sono tutti per il suo uomo, che crede di aver perso per
sempre. E amo il suo carattere forte, d’azione. Elementi, questi, che ho
ripreso per dare vita al personaggio di Nahily nella Saga della Corona delle
Rose.
Ora Logren poteva ammirare meglio Nahily, dato che non indossava nessun travestimento, oltre alla pelle del colore delle felci delicate dei sottoboschi più rigogliosi e fu colpito dai numerosi tatuaggi di rose che dalle caviglie le risalivano fin sulle cosce.
Nahily
non era bella come Nhea eppure se ne sentiva rapito; pensò a Eberryn e avvertì
un peso sullo stomaco. (estratto da La Stirpe dei Divoratori)
Altro aspetto di questo
film che ho interiorizzato nella struttura del mio stile letterario è la
complicità d’intenti dei due innamorati, che affrontano insieme una sfida al
limite dell’impossibile, completandosi seppur profondamente diversi.
Logren rimase immobile, incapace di reagire, completamente
disarmato dalla decisione della Debenlore, che invece sembrava davvero convinta
e ansiosa di gettarsi in acqua.
«Non vergognarti, spogliati» lo invitò, sfilandosi la veste
bianca e gli stivali. «Quando ci ricapiterà un’occasione simile?».
E invece lui si sentiva più che a disagio: Nahily era
completamente nuda e non poté fare a meno di staccarle gli occhi di dosso;
scoprì anche che aveva tatuaggi floreali che dalla schiena arrivavano sopra al
ventre e fin sotto i seni.
«Vieni, avvicinati» lo invitò, inaspettatamente e lui
esitò.
«Va bene, ma posso farlo da solo».
Lei
sorrise e lo raggiunse. «Voltati». (estratto
da La Cripta delle Anime esiliate)
Nessun commento:
Posta un commento